Per settimane mezza Internet s'è interrogata sul fenomeno Webdriver Torso: uno stranissimo account su Youtube che da otto mesi stava pubblicando video altrettanto strani. Ne aveva pubblicati ben ottantamila, composti unicamente da undici secondi di rettangoli blu e rossi che si spostavano nell'inquadratura in modo apparentemente casuale. Come colonna sonora, questi video avevano toni sonori variabili. C'erano pochissime eccezioni: una, per esempio, mostrava la Torre Eiffel e citava il nome Matei.
Sono state proposte le teorie più disparate: un test d'intelligenza di origine extraterrestre, una forma di comunicazione per agenti segreti nello stile delle misteriose numbers station che da anni trasmettono via radio soltanto numeri apparentemente privi di senso, un quiz di crittografia dell'NSA o semplicemente una burla molto complessa. Ogni tentativo di contatto con il titolare dell'account Youtube era rimasto senza risposta.
Grazie soprattutto a un blogger italiano, noto come Soggetto Ventuno, oggi abbiamo la soluzione: come racconta in dettaglio il sito Engadget, Ventuno ha scoperto che Webdriver Torso faceva parte di una rete di account di nome ytuploadtestpartner_torso. Da qui Ventuno ha trovato altri elementi, in particolare una pagina Facebook che citava un tale Johannes Leitner, un dipendente di Google che è amico con un altro dipendente di Google, Matei Gruber, che sta a Zurigo. Con tecniche da vero detective, Ventuno ha trovato altri indizi che indicavano il coinvolgimento di Google. E alla fine è arrivata l'ammissione: Webdriver Torso è un account di test per il controllo della qualità dei caricamenti di video su Youtube. Non era nei piani di Google farlo diventare famoso, ma quando è successo ha deciso di giocarci, introducendo una chicca nel proprio motore di ricerca: digitando webdriver torso in Google, infatti, il logo di Google assumeva la forma a grandi rettangoli tipica dei video misteriosi. Un effetto analogo compariva cercando la stessa coppia di parole in Youtube.
Mistero risolto, insomma. Ancora una volta si conferma la regola che la spiegazione più semplice e meno sensazionale, che richiede il minor numero di ulteriori misteri, è di solito quella giusta.
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