Credit: Cloudflare. |
Il nuovo servizio di Cloudflare in pratica ci propone di usare un “traduttore” differente al posto di quello abituale, che di solito è offerto automaticamente dal nostro fornitore di accesso a Internet. Il vantaggio, dice Cloudflare, è che questo nuovo traduttore è ancora più veloce, per cui i siti si caricano più rapidamente, e soprattutto è più rispettoso della privacy, cosa che di questi tempi di certo non dà fastidio.
Infatti molti fornitori di accesso a Internet sono stati colti a vendere i dati degli utenti raccolti tramite i server DNS: in fin dei conti, chi gestisce questo servizio conosce tutti i siti che vengono visitati e quali app vengono usate dai suoi clienti, e queste sono informazioni estremamente rivendibili. Non solo: chi controlla il traduttore controlla la navigazione degli utenti. Può bloccare l’accesso a un sito dicendo che non esiste, può dirottare verso un altro sito, oppure può iniettare pubblicità e sistemi di tracciamento nei siti visitati dai suoi utenti.
Per esempio, la manipolazione di questo “traduttore” è una delle tecniche preferite per oscurare un sito e renderlo inaccessibile da uno specifico paese, per esempio dall’Italia. Cambiando traduttore, ossia impostando un server DNS differente, si elude questo oscuramento: una risorsa molto preziosa per chi viaggia all’estero oppure utilizza assiduamente i Wi-Fi degli alberghi.
Cloudflare ha una lunga tradizione di protezione degli utenti e di resistenza ai tentativi di sorveglianza e ha progettato il proprio servizio DNS 1.1.1.1 in modo che cancelli automaticamente ogni traccia delle navigazioni degli utenti dopo ventiquattro ore. Inoltre usa un nuovo protocollo, denominato DNS-over-HTTPS, che è più rispettoso della riservatezza degli utenti e rende molto più difficili le intercettazioni, le deviazioni e le sorveglianze commerciali.
Come sempre quando qualcuno offre qualcosa gratuitamente, bisogna chiedersi dove stia il suo guadagno. Cloudflare intende raccogliere dati statistici, che promette di rendere assolutamente anonimi e che saranno utili per ricerche di mercato che non consentiranno tracciamenti personalizzati o sorveglianze commerciali o governative.
Vale la pena di provarlo, se non altro per valutare la sua promessa di maggiore velocità: le istruzioni specifiche per farlo dipendono dal dispositivo che usate ma sono facilmente reperibili digitando in Google una ricerca del tipo “impostare server DNS” seguita dal nome del vostro dispositivo oppure dal sistema operativo che usa quel dispositivo.
Questo articolo è basato sul testo preparato per il mio servizio La Rete in 3 minuti per Radio Inblu del 10 aprile 2018. Fonti aggiuntive: BoingBoing, The Register.
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