Dopo Benjamin Button, per quanto ancora serviranno gli attori?
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Avete visto Il curioso caso di Benjamin Button, il film in cui Brad Pitt vive alla rovescia, nascendo vecchio e morendo neonato? Allora avrete ammirato, oltre alla storia, anche gli effetti straordinari che hanno invecchiato e ringiovanito gli attori. Avrete anche sentito che il film ha vinto l'Oscar per il miglior trucco.
Credo di avere una sorpresa per voi: per la prima ora del film, quando Brad Pitt è vecchio, non avete visto il suo volto truccato. Vi siete lasciati commuovere da un modello interamente digitale.
Sì. Quella che vedete qui sopra non è l'immagine di un volto umano reale, truccato sapientemente per farlo sembrare vecchio. E' una creazione interamente computerizzata. Questo risultato stupefacente è giustamente definito il Santo Graal degli effetti speciali da Ed Ulbrich della Digital Domain, la società specializzata in effetti computerizzati che ha realizzato le scene con Pitt "invecchiato".
Potete seguire Ulbrich che spiega i dettagli tecnici, con video eloquentissimi, in questo filmato di una sua conferenza ai TED Talks. Ulbrich parla in inglese, ma le immagini e la scultura di Benjamin/Pitt parlano da sole. E le smorfie di Brad Pitt dipinto con la vernice fosforescente sono impagabili.
E' insomma una nuova conquista nel viaggio verso una creatività non più frenata dal budget e dalla prestanza fisica o dalla bellezza degli attori, che permetterà a un numero sempre più vasto di autori di creare opere audiovisive limitate soltanto dal loro talento e non dai cordoni della borsa o dai gusti di un annoiato produttore hollywoodiano. Di questo passo, creare film diventerà come scrivere un libro: lo potranno fare tutti, e l'unica discriminante sarà il talento.
Se pensate che io sia troppo ottimista, considerate che la tecnologia del morphing, introdotta da film come Willow di Ron Howard e resa celebre da Terminator 2, è oggi alla portata di qualunque utente di computer grazie a programmi gratuiti o quasi. Nulla vieta che lo stesso avvenga per la "emotion capture", come la chiama Ulbrich. La Uncanny Valley è stata ormai superata. Adesso inizia il divertimento.
Non sarà divertimento, però, per gli attori. Certo, per Benjamin Button il modello digitale è stato costruito partendo dalle sembianze e dalle espressioni facciali di Brad Pitt. Ma come spiega Ulbrich, esistono soltanto 70 espressioni di base, comuni a tutte le persone, indipendentemente dalla razza, dall'età, dal sesso e dalla cultura. Basta combinarle per ottenere l'intera gamma di emozioni e reazioni comunicabili tramite il volto, e trasporle sul viso che più ci pare: il nostro, quello di un attore esistente o di una celebrità defunta. E a questo punto si può fare a meno degli attori.
Cosa più inquietante, si può creare un video falso di chiunque e attribuire a quella persona atti e parole a piacimento. Le scene di Kennedy con Tom Hanks in Forrest Gump, vincolate dalla disponibilità di riprese autentiche preesistenti, erano roba da dilettanti in confronto alla libertà totale di ricreare scene offerta dalla modellazione digitale fotorealistica dei volti umani. I regimi totalitari e i settimanali scandalistici sbavano già.
Se Hollywood pensa che il suo problema principale sia la pirateria audiovisiva, sbaglia di grosso e non si rende conto di stare coltivando nel proprio giardino la pianta che sbriciolerà dall'interno le fondamenta di un sistema sempre più scollato dalla realtà.
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