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2007/07/31

Allarme per i cibi avvelenati dai termovalorizzatori: “garantisce” Beppe Grillo?

L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Ultimo aggiornamento: 2007/08/05.

Circola grosso modo da fine giugno 2007 un appello decisamente inquietante che riguarda alcuni alimenti che sarebbero contaminati da sostanze emesse dai termovalorizzatori.

leggere con attenzione.... da BEPPE GRILLO

E' stato fatto un recente studio da due scienziati modenesi in collaborazione con Beppe Grillo, in cui si dimostra che vi sono prodotti alimentari regolarmente venduti in Italia e nel mondo, che contengono particelle di metalli pesanti altamente cancerogene, provenienti dal fumo di "termovalorizzatori", che altro non sono se non INCENERITORI DI RIFIUTI.

Come testimonia Grillo nel suo ultimo spettacolo, queste micro particelle sono molto più pericolose delle macroparticelle dei gas di scarico delle auto, (le quali si depositano nei polmoni e comportano tosse e asma) perchè entrano nel nostro sangue e si annidano negli organi rimanendovi per sempre e provocando purtoppo gravi forme di cancro.

E' necessario quindi che chiunque legga questa email, comunichi a tutti i suoi amici, parenti,conoscenti che ci sono delle aziende che ci stanno avvelenando consapevolemente.

ECCO LE MARCHE E I PRODOTTI RISULTATI POSITIVI ALLE ANALISI SULLA PRESENZA
DI METALLI PESANTI:

PANE PANEM
CORNETTO SANSON
BISCOTTO MARACHELLA SANSON
OMOGENEIZZATI PLASMON AL MANZO
OMOGENEIZZATI PLASMON AL PROSCIUTTO E VITELLO
CACAO IN POLVERE LINDT
TORTELLINI FINI
HAMBURGER MC DONALDS
MOZZARELLA GRANAROLO
CHEWING GUM DAYGUM PROTEX PERFETTI
INTEGRATORI FORMULA 1 E 2 HERBALIFE
PANDORO MOTTA
SALATINI TINY ROLD (USA)
BISCOTTI OFFELLE BISTEFANI
BISCOTTI GALLETTI MULINO BIANCO BARILLA
BISCOTTI MACINE MULINO BIANCO BARILLA
BISCOTTI GRANETTI MULINO BIANCO BARILLA
NASTRINE MULINO BIANCO BARILLA
BAULETTO COOP
PLUMCAKE GIORLETTO BISCOTTI
BISCOTTI RINGO PAVESI
PANE CARASAU I GRANAI DI QUI SARDEGNA
PANE CIABATTA ESSELUNGA
PANE MORBIDO MULINO BIANCO BARILLA
PANEANGELI CAMEO

NESSUNA DI QUESTE AZIENDE HA AVUTO LA DIGNITA' DI RISPONDERE ALLE LETTERE CHE GLI HANNO INVIATO I DUE RICERCATORI , AI QUALI TRA L'ALTRO STANNO CERCANDO DI SEQUESTRARE I MICROSCOPI DI PROPRIETà DELL'UNIVERSITA'.

FORSE MOLTI DI VOI GIA' SAPEVANO TUTTO QUESTO, MA NON AVENDONE LA CERTEZZA HO VOLUTO INFORMARVI LO STESSO.

COMUNICATE QUESTE INFORMAZIONI A PIU' PERSONE POSSIBILE.

USIAMO IL WEB IN MANIERA PIU' INTELLIGENTE

SE NON CI CREDETE VISITATE IL SITO: http://www.beppegrillo.it/

E' SCRITTO TUTTO ANCHE LI'.

PS: UN ALTRO SITO INTERESSANTE è http://www.worstpills.org/

Gli ingredienti per sospettare che si tratti di una bufala ci sarebbero tutti: l'accenno alla cospirazione delle grandi industrie, la paura per l'avvelenamento dei cibi, la controversia sullo smaltimento dei rifiuti, due ricercatori rigorosamente anonimi perseguitati con tanto di sequestro dei microscopi (e da quando le analisi chimiche si fanno con il microscopio?), l'invito a diffondere il più possibile l'appello, e una lista inquietante di alimenti avvelenati, cara a tanti appelli analoghi.

Non manca neppure un riferimento apparentemente autorevole, in questo caso al sito Beppe Grillo, che però porta soltanto genericamente al sito ma non a una pagina che fornisca maggiori dettagli.

Infine c'è anche un rimando a un sito che non c'entra assolutamente nulla, Worstpills.org, che parla di medicinali pericolosi (non di inquinamento).

Tuttavia le informazioni che ho raccolto fin qui indicano che non si tratta della solita elencazione allarmista di prodotti già vista in altre occasioni. La questione delle nanoparticelle è estremamente controversa e merita di essere approfondita prima di definirla autentica o bufala.

Sto raccogliendo ulteriori informazioni e prendendo contatti con gli interessati, ma visto che si preannuncia un caso che scotta, comincio per ora semplicemente ad accennarne qui e a invitarvi a parlarne nei commenti. So che fra voi ci sono numerosi esperti di settore che possono fornire chiarimenti preziosi sulla faccenda, e qui ci vuole un lavoro di squadra.


Aggiornamento (2007/08/02)


Con il permesso del dottor Stefano Montanari, uno degli "scienziati modenesi" citati nell'appello (l'altro è la dottoressa Gatti), cito queste sue parole da una comunicazione privata, scritte dopo che gli ho segnalato il testo dell'appello, dal quale prende fortemente le distanze: "Leggo tutto questo con sgomento. Spero di poter chiarire tutto domani nell'intervista e spero pure che chi, con tutta evidenza, non sa e non capisce nulla di queste cose non pretenda di addentrarvisi."

L'intervista a cui Montanari si riferisce è quella che ho realizzato stamattina e che verrà pubblicata integralmente qui. Nella prossima puntata del Disinformatico radiofonico, inoltre, ci sarà un intervento in diretta di Montanari. L'intento, sia chiaro, non è quello di fare le pulci alle sue ricerche, ma di verificare quanto l'appello sia rispondente o meno alle risultanze di Montanari.

Montanari stesso ha pubblicato nel proprio blog un intervento nel quale denuncia le falsità dell'appello. Un esempio:

si parla di lettere che noi avremmo indirizzato ai produttori di questi alimenti senza aver ricevuto risposta. Falso: mai abbiamo scritto e, dunque, la non risposta è ovvia. Mi è stato pure riportato che circolerebbe la voce secondo cui alcune ditte di prodotti alimentari si sarebbero prodigate per farci togliere il microscopio elettronico di cui ci servivamo. Ancora una volta, la cosa è falsa ed è addirittura ridicola.

Già a questo punto, insomma, l'appello circolante in Rete (ben diverso dalle ricerche di Montanari) comincia a essere classificabile come bufala disinformante. Maggiori dettagli a breve.


Aggiornamento (2007/08/03)


Come notato dai commenti, l'appello sembra proprio derivare da questa pagina del blog di Beppe Grillo, datata dicembre 2005, che contiene un elenco di prodotti nei quali sono stati rilevati metalli sotto forma di nanoparticelle. In una pagina successiva, di marzo 2006, vengono citati Stefano Montanari (laureato in farmacia e ricercatore da 35 anni) e Antonietta Gatti (fisico e bioingegnere) in merito alla pericolosità delle nanoparticelle e viene raccontata la questione del microscopio sottratto alla loro indagine, che si rivela essere un microscopio decisamente sofisticato e costoso (concetto del tutto assente nell'appello).

I due "scienziati modenesi" dell'appello sarebbero quindi, al di là del ragionevole dubbio, proprio Gatti e Montanari, e così ho intervistato Stefano Montanari via Skype per chiedergli quanto ci sia di vero nell'appello in circolazione e per valutare di conseguenza se sia da diffondere o meno. L'intervista integrale al dottor Montanari è scaricabile qui (34 minuti, 31 MB, MP3).

Consiglio di ascoltarla tutta, vista la varietà e l'importanza delle questioni toccate, ben oltre la semplice verifica antibufala (il bello di Internet è che non ci sono palinsesti da rispettare o tempi da cui farsi strangolare, per cui abbiamo spaziato parecchio). Dice Montanari che "all'origine di tutto c'è una cosa quasi giusta, poi si è estrapolato e si sono dette delle cose che assolutamente non corrispondono al vero, ma proprio minimamente".

Per quanto riguarda gli aspetti citati nell'appello, va sottolineato che secondo Montanari gli inceneritori sono una delle fonti di nanoparticelle, ma non l'unica come sembra affermare l'appello, perché queste particelle possono essere presenti negli alimenti testati anche a seguito di processi di normale lavorazione (il metallo della macina finisce inevitabilmente nella farina, per esempio) o anche perché aggiunte intenzionalmente e dichiaratamente dai produttori, o perché prodotte dal traffico, dai cementifici, dalle acciaierie e da "tantissime altre fonti di inquinamento". Gli inceneritori, secondo Montanari, sarebbero però la fonte meno giustificabile e necessaria.

L'elenco presentato dall'appello, inoltre, non è una lista nera tassativa: sul sito di Montanari e Gatti, Nanodiagnostics.it, è presente una lista più corretta, nella quale sono stati elencati anche i prodotti che sono risultati esenti da nanoparticelle, e Montanari chiarisce che l'assenza di un prodotto dalla "lista nera" non ne garantisce assolutamente l'assenza di inquinamento da nanoparticelle:

"non volevamo accusare il prodotto. Io qui mi ritrovo davanti una sfilza di prodotti messi all'indice... è un'idiozia. Noi abbiamo guardato semplicemente una confezione, e in quella confezione c'erano degli inquinanti. Ma può darsi benissimo che prendendo un'altra confezione dello stesso prodotto non ci sia niente, perché molto spesso questo inquinamento è assolutamente casuale... Dare un elenco di prodotti da mettere all'indice non ha nessun significato scientifico"

In merito alle lettere che i due ricercatori avrebbero inviato, stando perlomeno all'appello, Montanari chiarisce che

"la lettera non esiste... non abbiamo mai scritto niente a nessuna industria. Mai. Mai, perché non abbiamo mai messo sotto accusa nessuno. L'unico ente che abbiamo messo sotto accusa è lo Stato, cioè chi legifera, chi non fa leggi per controllare questo tipo di inquinamento."

Per quanto riguarda il microscopio sottratto:

"che queste ditte stiano cercando di sequestrare il microscopio è altrettanto falso. Nessuna ditta ha mai cercato di sequestrarci il microscopio. Il microscopio ci è stato tolto, ormai già dal giugno del 2006, è rimasto imballato per nove mesi all'Università di Modena, è stato riassemblato, rimontato, diciamo così, di nuovo a spese nostre, perché noi adesso con quel microscopio portiamo avanti un altro progetto europeo. Quel microscopio era stato semplicemente tolto perché dava fastidio non all'industria alimentare ma dava fastidio a qualche personaggio all'interno dell'Università che non gradiva le nostre ricerche."

Ulteriori chiarimenti vengono da alcuni e-mail che mi ha mandato e che cito con il suo permesso: il microscopio non è affatto di proprietà dell’Università come afferma l'appello.

Il microscopio di cui ci era stata tolta la disponibilità è stato acquistato pagandolo per 2/3 con denaro comunitario e per 120.000 Euro, cioè quanto restava, da noi. Poi, per un giochetto burocratico, il microscopio è finito nell’inventario del CNR, ma nessuna Università, men che meno quella di Modena che ci ha sempre ostacolato in ogni modo, può accampare il minimo diritto. Dunque, un’altra bufala.

Sempre a proposito del microscopio:

D'altro canto, nessuna Università ha mai avanzato pretese di proprietà perché non ne avrebbe avuto ragione. Si tratta delle solite voci inventate dai maestri di pensiero che imperversano in rete.

Un'altra delle idiozie che saltarono fuori e che continuano a circolare in ambito Meetup di Beppe Grillo è quella secondo cui noi non avremmo bisogno del microscopio per fare le nostre ricerche, potendo usare quello disponibile al Centro Grandi Strumenti dell'Università.

Se chi propala questa voce avesse la minima idea di come si svolge il nostro lavoro, saprebbe che occorrono un laboratorio chimico con tanto di cappa ed un laboratorio biologico, pure con cappa, in questo caso a flusso laminare, per preparare i campioni, e, in aggiunta, occorre qualche apparecchio specifico come due diversi tipi di microtomo.

Poiché, poi, noi controlliamo anche campioni un po' particolari, occorre anche un ambiente dedicato (anche qui ci vuole una cappa un po' speciale) proprio per quei campioni. Il tutto deve essere vicinissimo al microscopio e questo non è disponibile al Centro Grandi Strumenti.

Inoltre, non ci sarebbe possibile usare un microscopio in affitto, essendo questo disponibile solo per poche ore e su prenotazione ed essendo questo molto spesso tarato male.

L'ipotesi della cospirazione dei grandi poteri, inoltre, va messa drasticamente da parte, perché Montanari sottolinea che l'iniziativa di indagare le nanopatologie è partita proprio dall'Unione Europea, che ora sta finanziando un'ulteriore ricerca. Alcune informazioni in merito sono pubblicate da un sito, Dipna.eu, segnalato da Montanari, che sottolinea la partecipazione di varie università europee all'indagine.

"L'Unione Europea ci ha sempre favorito su questo. Chi ci ha sfavorito, anzi, chi sta cercando di bloccare questa ricerca, e lo sta facendo con tutte le sue forze, che ormai sono allo stremo, sono alcune università italiane, sono alcuni personaggi italiani che lucrano sugli inceneritori, che lucrano su certe forme di inquinamento da cui ricavano illegalmente del denaro... E' vero che c'è una cospirazione nei nostri confronti, ma non assolutamente da parte della Comunità Europea."

In sostanza, l'unico aspetto valido dell'appello è usare "il web in maniera più intelligente", dove però "intelligente" non significa prendere pari pari un appello arrivato da chissà dove e cliccare su Inoltra a tutti, ma usare le fonti disponibili in Rete per saperne realmente di più.


Mi aiutate con la trascrizione?


Grazie in gran parte al contributo di vari lettori del Disinformatico, è quasi completata la trascrizione integrale dell'intervista: mancano i minuti da 20 compreso al 27 escluso. Chi vuol dare una mano, si scelga un pezzo da trascrivere (anche un paio di minuti) e lo annunci nei commenti; poi mi mandi via mail la trascrizione, grazie!


Trascrizione ultimata, grazie! (2007/08/05)


Grazie allo splendido lavoro di squadra di Sblendorio, John_Wayne, Markogts, Exodus68, Ipsedigit e Dario T., la trascrizione integrale dell'intervista a Stefano Montanari di Nanodiagnostics.it è disponibile qui come PDF.

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